sabato 2 febbraio 2008

suite argentata per orchestra

quante sono le cose che ci appartengono?
spesso ci troviamo a riconsiderare posizioni prese o situazioni lasciate.
indipendentemente dalla nostra volontà cosciente ci rendiamo conto che il nostro inconscio spesso predomina.
a volte ci troviamo in circostanze che ci portano a fare cose che normalmente non faremmo.
non fare al prossimo tuo ciò che non vorresti fosse fatto a te stesso, per esempio, è qualcosa che si dovrebbe rispettare, ma che, a volte, il nostro inconscio, ci porta a violare.
quando poi di mezzo c'è la mente di un'altra persona con il suo inconscio e le volontà maligne di due pensieri inconsapevoli si incontrano, si perde completamente il controllo della situazione e ci si trova ad avere fatto cose che normalmente non reputeremmo consapevolmente corrette, nè giuste.
ma poi alla fine, grazie a dio non compiamo ogni nostra singola azione seguendo la ragione!
sarebbe tarpare le ali alla nostra libertà di azione, a ciò che rende l'uomo meraviglioso in quanto fallibile, imperfetto.
poi bisogna però fare i conti con la realtà che ci riporta a terra.
e lì iniziano i problemi.
potessimo agire seguendo l'istinto come gli animali.
perdere il senno e corteggiare una donna che non ti piace per il semplice e sottile gusto della seduzione...
sedurre ed indurre in tentazione la donna di un altro....
e vogliamo parlare poi del sottile piacere di dedicarsi a sogni impossibili?
chiudo questo post con una poesia che ho scritto in una sera di Dicembre del 2001 pe runa donnna impossibile e lontana che ora ormai fa la diplomatica a Jakarta:

Ho visto angeli bagnarsi gli occhi nello specchio del mio bagno;
ho visto sirene giocare a palla nelle cascate della mia doccia;
ho visto satiri fornicare dietro la mia porta aperta su non so dove.
Ma dove ero io?
Ero forse sui tetti del cielo a respirare?
Oppure nei deserti umidi del Kalahari a prendere il sole?
O ancora a contare i fili d’erba del mio giardino?
O in nessuno di questi luoghi...
Ero steso sotto il mio letto di noce e castagno;
guardavo Orione dalla mia finestra socchiusa;
odoravo gli incensi delle Indie bruciare solitari sul mio comodino.
Ma dove ero io?
Vagavo tra il ricordo di te
e i viaggi che non abbiamo mai fatto;
mi aggiravo in silenzio nella tua casa
e sedevo vicino al letto dove tu dormi,
per ascoltare il tuo respiro di rosa
e il battito lieve del tuo cuore di fata.
Perché fuggi, Principessa?
Perché sei triste, Principessa?
Io sarò con te, quando lo vorrai.
Oppure fuggirò lontano,
ad un tuo desiderio.
Voglio vederti sorridere, Principessa.
Ma tu sai dove sono io?
Sono accanto a te,
nei pensieri;
sono in fondo al mio bicchiere di vino
ed alle mie foglie di tè;
Sono tra i gatti che urlano alla tua finestra.
Io sono il gatto rosso,
con la coda bianca e gli occhi verdi;
io sono il gatto che sta in silenzio,
ma non se ne va;
io sono...il gatto che aspetta.

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