venerdì 27 agosto 2010

Concerto in La diesis per tasselli e graticole.(parte 1)



Voglio raccontarvi la storia di come dieci sconosciuti divennero amici; la storia di dieci moto e dieci città. Si può pensare fosse nato tutto per fare un viaggio, ma in realtà era tutta una storia di tasselli strappati e graticole piene di carne arrostita.

Uno strano anno è trascorso, denso di nuovi incontri, vecchie emozioni redivive e avventure di ogni sorta. Molti paesi hanno visto il mio passaporto attraversare i loro uffici di frontiera. Germania, Tunisia, Inghilterra, USA, Spagna, Honduras, Panama, Salvador…Adesso sono in partenza per una nuova avventura sulla sponda balcanica del Mar Adriatico, a cavallo del mio fido destriero Nerone, in compagnia di nove sconosciuti di cui sono noti solo i nomi. Nei giorni precedenti sono stato a Barcelona da un’amica accompagnato da una principessa, alla scoperta di Gaudì, Picasso e Dalì, in giro in barca a vela, cucinando gnocchi per i miei ospiti catalanes y gallegos, a zonzo con una piccola custom per i reconditi porti al confine tra Catalogna e Francia; poi sono sbarcato ad Alghero, terra di pirati, navigatori e brava gente. Ho lasciato la principessa in quell’isola a gustarsi il sole, ho bucato il mio orecchio sinistro in memoria dei filibustieri e corsari che solcavano quelle acque, e sono tornato a Roma per prepararmi ala partenza per Crna Gora.

7/8/10 Roma km 66261

I preparativi hanno preso tutta la serata, parte della notte e del mattino tra vestiti, ricambi per la moto e attrezzatura da campeggio. Alle otto di mattina mi sveglio e carico le ultime cose sulla moto. Nerone è pronto per quest’avventura con le gomme nuove, un bel tagliando e le valigie di alluminio cariche; il GPS si accende e comincia a disegnare la lunga traccia di questo viaggio. Parto per Ancona ricordando quando Domitilla, la mitica vespa rossa romana, era il mio cavallo in altre avventure. Prima da solo facendo rotta verso l’Azerbaijan e poi con un grande amore sulla sella posteriore in Grecia. Con lei siamo stati in Austria, Spagna, Portogallo, Grecia, Turchia e poi per Roma tutti i giorni. Abbiamo viaggiato con vari motori, facendo rodaggi e con cilindri nuovi, con tante modifiche e pochi bagagli. Adesso Nerone mi ha portato tra le sabbie del Grande Erg Orientale e, carico come un mulo, mi sta portando verso nuovi orizzonti. Camminiamo allegri sull’asfalto e il motore canta con un basso continuo degno di Stockhausen, che fa da sottofondo alle stonate canzoni urlate dentro il casco. Cullati dal sole passiamo attraverso Lazio, Umbria e Marche. I cartelli stradali recitano gli affascinanti nomi dei comuni italiani, ricchi di storia, poesia e tradizioni. Alla fine dovremmo essere in dieci moto a fare questo viaggio per enduro stradali, tra le nere montagne del Durmitor, le tracce del Rally di Albania e gli sconosciuti paesaggi macedoni. Gianluca lo conosco già un pochino e so che, nonostante la sua rigidità, è una persona di cui mi posso fidare abbastanza. Manè l’ho incrociato in viaggio e sembra un bravo ragazzo, molto tranquillo e disponibile. Quando arrivo ad Ancona li trovo entrambi agli uffici del porto ad aspettarmi, con le moto cariche a riposare sotto il sole, in attesa di essere imbarcate sul traghetto che da Ancona porterà a Bar, in Montenegro. Arriva Stuart, l’uomo celeste, di pessimo umore perché teme di perdere il traghetto. Tranquillo e simpatico eppure capace di reazioni sanguigne e irrazionali. Arrivano poi la bionda Vlasta, il moro Max e Fabio. Vlasta l’ho incontrata in Tunisia, sulla pista per Tozeur, sempre a bordo del sul DRZ. Ora è qui alla ricerca di pace e di se stessa. Max e Fabio non li conosco affatto, ma comincio subito a scoprirli. Riusciamo ad imbarcarci sulla nave e cominciamo a chiacchierare.
Mentre parliamo cerco di capire i limiti e le potenzialità dei compagni di viaggio. Tutti vogliono rilassarsi, qualcuno è in cerca di avventura, altri hanno fame di nuovi paesaggi. Manè sa che andrà incontro ad un autunno difficile lavorativamente e vuole staccare la spina. Segue il gruppo e ne rispetta la dinamica. Vorrà fare la scopa durante il giro per gustarsi il paesaggio e scattare fotografie (bellissime!). Max ha lo sguardo assorto, come se avesse molti pensieri nella testa a distogliere l’attenzione dal presente. Fabio è timido e discreto all’inizio, come se stentasse a lasciarsi andare. L’uomo celeste sembra un po’ estraneo alle logiche di gruppo, ma spero riesca ad integrarsi presto. Vlasta è persa nel suo mondo, con la testa rincorre gli avvenimenti che hanno sconvolto la sua vita nell’ultimo anno. Saprà gestire il fatto di essere l’unica donna con nove uomini? Gianluca è un lupo della steppa, gregario, ma solitario. Seguirebbe il gruppo solo finché questo si allineasse alla sua idea di viaggio. Ma dubito lascerebbe il gruppo, poiché da esso fa dipendere il viaggio stesso. Domani dovremmo incontrare Pasquale, Bibo ed Alessio in Montenegro. Vedremo cosa ci riserverà la sorte. La nave è piccola, ma molto piacevole. Tutti i miei viaggi cominciano con un rilassante traghetto. In fin dei conti il mio paese è in mezzo al mare e i traghetti mi riportano alla storia dei miei antenati veneziani, al commercio e all’esplorazione. Il mare ci culla tranquillo, incapace di arrabbiarsi con un sole così bello. Osservo il tramonto di questo sole che si tuffa nel mare per illuminare altri lidi e svegliare atre persone. Al lobo dell’orecchio sinistro luccica l’orecchino di Alghero. Ora inseguo le origini di una nonna Tzigana, Montenegrina o forse Albanese, figlia di allevatori di cavalli nomadi. Chissà che sotto le ombre delle nere montagne di Crna Gora o tra i boschi selvaggi di Shquiperia non ritrovi qualcosa del mio passato in queste terre a me ignote come le mie origini. Mal che vada mi recherò in Calle dell’Amore degli amici, in Calle dei Marrani o sul Ponte delle Maravegie in cerca una porta sul fondo di quelle corti, e me ne andrò in altri bellissimi luoghi. Ma vediamo come procede questa avventura che puzza di tasselli, fango e polvere, prima di lasciarla in cerca di una nuova, prima di aprire una delle tre magiche porte di Venezia e fuggire in un’altra favola. (315 km)

8/8/10 Bar Km 66576

Ci svegliamo presto per scoprire che la nave è in puntuale ritardo sulla tabella di navigazione di circa due ore. Salgo sul ponte a gustarmi la vista della costa che si avvicina progressivamente alla nave. Fa caldo, ma lo sento davvero solo quando la nave attracca al molo e mi trovo in coda per scendere nei garage vestito di tutto punto con protezioni, giacca e stivali da moto. Quando infine scendiamo mi fermo nel piazzale del porto ad aspettare gli altri, mentre Gianlupo solitario si affretta ad uscire dall’area di transito. Quando arrivano gli altri si presenta il primo problema: l’uomo celeste ha la gomma posteriore a terra. Ci spogliamo, armiamo di pazienza e applichiamo il nostro ingegno per sollevare la moto. Con leve, sapone e acqua smontiamo la ruota e cambiamo la gomma.
All’uscita del porto troviamo Pasquale con la sua xlv 750 rd01, la mamma delle Africa Twin che hanno solcato i deserti africani dei grandi rally. Ci racconta la rocambolesca storia di come stava per perdere il traghetto ed ha gabbato le guardie portuali facendo carte false e raccontando mezze verità. Almeno stavolta non ha perso il traghetto. La prima tappa è dal benzinaio. La verde costa 1,2 €, mentre la rossa, che in Italia è ormai scomparsa, cosata 1,18 €. Iniziamo la traversata costiera verso Nord per raggiungere il luogo dell’appuntamento con Bibo ed Alessio, gli altri due elementi del gruppo, che sono sbarcati a Split, visto che sulla nave per Bar i posti erano esauriti. Dopo qualche chilometro ci fermiamo a mangiare cevapi, una sorta di polpettina di carne alla griglia, prodotto tipico locale. Bevo per la prima volta la birra nazionale, la Nik Gold, la pale lager prodotta a Nikšić, seconda città del Montenegro dopo Podgorica. Molto piacevole! Ripartiamo attraversando Budva, Kotor e le altre località balneari frequentate da Bielorussi, Montenegrini e Serbi. A causa delle ragazze in costume che passeggiano sui marciapiedi rischiamo di fare vari incidenti. Superata la prova dei sederi a mandolino in perizoma e della lunga coscia (roba che Eracle e le Sirene ci fanno una pippa), riusciamo ad entrare nel fiordo e a renderci conto delle bellezze della natura in questo luogo. Arriviamo a Morinij, al campeggio dove ci raggiungeranno gli altri, e piantiamo le tende. Scaricati i bagagli ripartiamo per una breve escursione nei dintorni, ovviamente in fuoristrada, mente aspettiamo che arrivino gli altri. Cominciamo a salire finché incontriamo una bella sterrata che porta alle antenne in cima alla montagna sopra il fiordo, a 1500 metri. La vista è mozzafiato.
Mentre scendiamo Fabio fora la gomma anteriore. E ci fermiamo a sostituirlo. Verso sera giungiamo al campeggio dove, nel frattempo, sono arrivati Bibo ed Alessio. Pochi chilometri prima del nostro destino, Manè buca la ruota anteriore. E siamo a quota tre forature nel primo giorno di viaggio….Una doccia fredda e poi tutti a cena insieme. Dieci motociclisti ad un tavolo che cercano di formare un gruppo per la vacanza. Verso mezzanotte ci infiliamo nelle tende, stanchi per la giornata intensa. (172 km)

9/8/10 Morinij Km 66748

Smontiamo le tende, andiamo a fare colazione e poi tutti in sella. Facciamo rotta verso Žabljak, nel parco naturale de Dormitor, la montagna più grande del Montenegro, costellata di jezero, laghi. La strada sale a picco sul fiordo, tutto sembra andare per il meglio, ma le sorprese sono sempre in agguato. La moto di Pasquale, detto Squalo, cessa di funzionare e comincia a girare ad un cilindro. Ci fermiamo in un piazzale e gli esperti smontano la moto e dai sintomi cercano di estrarre una diagnosi. In questa sosta ognuno fa qualche può: Vasta e Max prendono il sole, Gianluca guarda l’orizzonte, Manè e l’uomo celeste si guardano intorno. Alessio, Bibo e Squalo smontano bobine, candele, fanno test, e dibattono sull’utilità del wd 40 sui contatti elettrici. Bibo lo usa da anni, mentre Squalo dice che è un isolante. Da questo si evince che è un ingegnere: in teoria sa tutto ed in pratica non sa fare niente. Alla fne concludono che la pompa della benzina è rotta. Viene smontata, presa a calci, martellate, gli vengono sussurrate parole magiche, ma lei non ne vuole sapere nulla di ripartire. Scendo in paese in cerca di un elettricista, ma senza risultati. Bibo, che si guadagna il soprannome di Piccolo Grande Uomo (anche se non c’è Ombra Silenziosa in giro a battezzarlo), crea un artefatto con un tubicino castrato sul serbatoio, escludendo la pompa elettrica, roba che MacGyver se la sogna di notte. E la moto riprende a funzionare. Arriviamo a Nikšić e cominciamo a cercare una nuova pompa. Mi ritrovo a girare con un meccanico per tutta la città con un caldo bestiale. Dopo avere visitato vari posti dove avremmo potuto trovare la pompa, un tale Mišo mi fa parlare con un meccanico di nome Veljko che parla italiano. Dice che ha una pompa che può andare bene, ma si trova a Podgorica. Raggiungo gli altri e, mentre mangiamo, io, Squalo e Gianlupo Solitario decidiamo di partire alla volta della capitale in cerca del pezzo di ricambio. Ci diamo appuntamento a Žabljak con gli altri che, nel frattempo, dovranno trovare posto per la notte. Partiamo a ritmo sostenuto sulla strada di montagna fino a trasformare il trasferimento in una prova speciale di Moto GP. Un honda 750, un ktm 640 ed un ktm 950 sfrecciano a 120 km/h sulle curve che portano alla capitale. Arrivati in città chiamiamo un meccanico che ci da appuntamento un’ora dopo. Andiamo alla ricerca di una gomma posteriore per Squalo, ma senza successo. In compenso conosciamo Viktor, montenegrino che parla un po’ di italiano. Si fa in quattro per aiutarci e, alla fine, ci porta all’appuntamento per comprare la pompa. La gomma dovrebbe arrivare in un paio di giorni. Lasciamo la capitale per raggiungere gli altri sul Durmitor. La strada sale nel tramonto fino a 1800 metri. Quando scende la notte ci troviamo su una stradina di montagna con scarsa visibilità nonostante i faretti supplementari accesi. Quando arriviamo a destinazione, ci uniamo agli altri per cenare. Hanno trovato uno chalet di montagna in affitto a ridosso del crno jezero, il lago nero. 10 € a notte per persona: spettacolo! Ci alziamo da tavola un po’ alticci e crolliamo nel letto stanchi morti.

10/8/10 Žabljak Km 67100

Ci svegliamo con calma e ci prepariamo per andare a caccia di sentieri in fuoristrada tra le montagne. Quando li troviamo siamo rapiti dalla bellezza dei panorami. Strade lunghe e scorrevoli invitano ad aprire il gas, mentre la vista delle vette e dei prati invita a fermarsi.
Squalo è rimasto al campo a montare la pompa nuova sulla moto, mentre l’uomo celeste, nel frattanto ribattezzato bocca celeste in onore a De Andrè, è rimasto a risolvere certi suoi problemi esistenziali. In testa al gruppo Alessio, ormai divenuto Capitan Findus a causa della rigogliosa barba e della somiglianza, Gianlupo, Max-senza-nick ed io, seguono Vasta, Fabio e la scopa autonominata Manè. Manè assomiglia incredibilmente ad un personaggio di Star Wars Episodio 1, tal Jar Jar Bink.
Ci fermiamo a pranzo in un rustico molto carino gestito da un signore che parla due parole di francese. Scopriamo che si possono fare escursioni di rafting e canyoning sul fiume Tara. Il riprende ed andiamo ad infilarci in una stradina che termina in fondo al Canyon del fiume Tara.
Ci divertiamo a fare qualche scatto mentre passiamo un facile guado in velocità. E poi si riparte. La cartografia indica che ci dovrebbe essere un sentiero sulla destra. Siamo a 1900 metri. Il sentiero non c’è, ma decidiamo di provare comunque una scalata. Arriviamo in cima è proseguiamo a piedi sino alla vetta a 2000 metri circa. Il panorama si apre su una vallata con una gola coperta di alberi. Le pareti delle montagne sono ripidissime e poi dolci verso il basso. Una vota sazi della visione torniamo verso la strada. Appena tocchiamo l’asfalto troviamo tre pullman carichi di turiste francesi che ci chiedono di fare un giro in moto. Gli uomini del gruppo fanno qualche commento sugli italiani e le donne all’estero…Rientriamo a casa, doccia e poi a cena. La bellezza del paesaggio ci invoglia a prolungare la nostra permanenza un altro giorno nel Durmitor. Io e Fabio andremo a fare rafting, mentre gli altri andranno a fare un giro in fuoristrada. Squalo deve ultimare la sua riparazione e Bocca Celeste deve risolvere un problema con la pinza del freno anteriore spanata e bloccata per poter sostituire le pasticche esauste. Cena pantagruelica seguita da una connessione ad internet per vedere cosa accade nel mondo. Mando una mail ad alcuni amici e parenti. Scopro che Katie sarà in Grecia. Chissà, magari la raggiungo… (131 km)


11/8/10 Žabljak Km 67231


Colazione insieme e poi il gruppo si separa. Io e Fabio andiamo verso il centro turistico in paese per fare un giro in gommone sul fiume Tara. 50 € dalle 10 alle 14, pranzo incluso. Seguiamo la strada che si snoda verso il fiume sino a raggiungere il punto di partenza del tour. Ci danno un giubbotto salvagente ed un baschetto. Inizia il giro. Siamo in dieci oltre al timoniere. Sulla barca olandesi, italiani e serbi. Il canyon visto dal fiume è meraviglioso. Le rocce salgono da 600 metri, livello del fiume, sino a 1500 creando una gola spettacolare, fiorente di vita vegetale ed animale. Il gioco delle luci riflesse sulle acque, gli animali sulle sponde, nell’acqua e per aria…tutto concorre a creare un paesaggio fiabesco. Non è il percorso avventuroso e movimentato che ci aspettavamo, ma ne vale comunque la pena. Facciamo una sosta per visitare un affluente dalle acque gelate che sgorga da sotto la montagna, poi ripartiamo per il tour. Il timoniere fa passare tra di noi una bottiglietta di whiskey, la bevanda degli sportivi. Ad un tratto incrociamo un’altra barca e decidiamo di attaccarla. Scatta una battaglia navale senza precedenti dove i remi vengono usati per sollevare getti di acqua per innaffiare gli avversari e per speronare il gommone nemico. Ne usciamo vittoriosi mietendo una vittima, una signora che non voleva bagnarsi. Arrivati a fine giro ci aspetta un pranzo a base di agnello stufato e kaimak, un formaggio fresco locale, e tanta birra fresca Nik Gold. Alla fine ci riaccompagnano alle moto. Torniamo a casa e ci mettiamo le protezioni per fare enduro. Facciamo per l’ennesima volta il tragitto verso la riva del fiume, ma imboccando sentieri sterrati. Verso sera incontriamo tutti gli altri ad un bar sulla strada di casa. Doccia per tutti, cena e poi tutti insieme a cantare a squarciagola il Nessun dorma. (253 km)


12/8/10 Žabljak Km 67384


Carichiamo le moto pronti a salutare il Durmitor facendo rotta verso un altro parco, Biogradska Gora. Ci arriviamo facendo sentieri di montagna che si inerpicano sulle rupi per poi scendere al livello dei fiumi. L’entrata del parco costa 2 €. Affittiamo 4 bungalow nell’unico camping sul lago e poi alcuni vanno a fare trekking, altri si riposano, mentre io vado a farmi un giro in off con alcuni altri. Il sentiero che scegliamo sale sulla cima dell’anello di montagne che circondano il lago, per fare il periplo dello stesso sulle creste e sui crinali. E’ stagione di raccolta dei mirtilli (o delle more, non ho ben capito) e, lungo la strada, incrociamo vari gruppi di raccoglitori all’opera. Al crepuscolo io e Capitan Findus ci connettiamo ad internet e facciamo la spesa per la grigliata. Jar Jar Bink accende il fuoco, Gianlupo-solitario-in-cerca-di-branco fa la brace ed io preparo la carne da arrostire. Si uniscono a noi un montenegrino, due ragazze ed un ragazzo francesi. Squalo ed alcuni altri iniziano a fare pratica con le lingue internazionali. Cantiamo intorno al fuoco e ci scoliamo una bottiglia di rakija. Squalo, che normalmente è un essere vivente lento, tanto che si meriterà il soprannome di Squalo Tartaruga, a causa del suo torpore operativo, si risveglia e diviene attivo come non mai. A causa della grappa e dei canti non prestiamo attenzione all’istinto venatorio risvegliato nel nostro Squalo tartaruga. Al mattino successivo scopriremo che ha fatto gran caccia. (158 km)


13/8/10 Biograska Gora km 67542

Faccio velocemente colazione in capeggio e poi facciamo rotta verso Shquiperia, l’Albania. Alcuni via strada, altri in fuoristrada. Ci ritroviamo in un borgo dove facciamo sosta pranzo in un ristorante di nome “Napoli” Peccato che il nostro napoletano, lo squalo appunto, ci abbia lasciati per una passeggiata romantica con la Bretone. Il paese dove ci fermiamo ha ben due minareti con i muezzin che cantano la preghiera di mezzogiorno. Segno che siamo entrati in un paese musulmano, la patria del grande Skanderberg, che unificò le tribù contro gli ottomani. Il tragitto diventa una stradina di montagna fino alla frontiera. I poliziotti albanesi parlano italiano. Poi l’asfalto diviene una strada bianca battuta e, infine, si trasforma in un sentiero di ciottoli lungo trenta chilometri. Fa caldo, siamo sudati, stanchi, carichi di bagagli e sporchi di polvere. Quando torna l’asfalto siamo felici di correre verso un hotel per una doccia. Incrociamo altri due motociclisti austriaci ed una coppia di tedeschi su una moto da turismo. La pensione è molto spartana, ma economica e funzionale. Squalo ci raggiunge in serata raccontando la sua mirabolante avventura d’amore in moto verso la costa. Siamo tutti stanchissimi e finiamo presto sotto le lenzuola. (225 km)


14/8/10 Koplik Km 67767


Ci mettiamo in marcia ansiosi di scoprire questo paese. Da quel che sembra le strada secondarie di Shquiperia sono simili alle nostre carrettiere di montagna, tratturi sterrati che collegano i paesi tra di loro. In pratica per spostarsi da un posto all’altro devono fare fuoristrada per forza! Il paesaggio è brullo e selvaggio, la vegetazione è disomogenea. Poco dopo pranzo arriviamo nei pressi di un paese di nome Thethi, nel parco del Theth, con tanto di torrente, cascata, torre di reclusione e chiesetta romanica ricostruita. Ad un bivio conosciamo una coppai di Varese, Paolo e Laura, che viaggiano a bordo del loro Difender 90 rosso. Veniamo assaliti da una torma di bambini che ci vogliono affittare una stanza per la notte. In particolare uno, al massimo di otto anni, mi stupisce per il suo inglese, un livello molto alto rispetto ai bambini della sua età ed anche rispetto a tanti adulti. Così decidiamo di passare il resto della giornata e al notte in casa di una signora del paese. Accanto alla strada scorre un torrente che diventa la lavatrice per i nostri panni sporchi e il luogo del relax e dei giochi acquatici. Dopo tutti questi giorni intensi sentiamo sempre più il bisogno di relax e di riposo. Seguiamo il lento ritmo di questo posto nascosto al progresso. C’è una piccola chiesa appena restaurata, molto carina. Conosciamo un albanese che parla italiano con accanto toscano, vive a prato e lavora nel settore tessile. Ogni anno torna a visitare il suo paese natale. E’ un altro degli albanesi della diaspora. Cena frugale a base di feta, agnello bollito, verdura e latte di capra. (68 km)


15/8/10 Theth Km 67835


Usciamo dal paese seguendo un sentiero che porterà verso la città di Shkoder. Il tragitto è lungo ed accidentato, ma il gruppo tiene un buon ritmo e in poche ore arriviamo a destinazione. Poco prima che la strada divenga asfaltata e a pochi chilometri dalla nostra destinazione, Gianlupo ha un problema con la moto. Non parte più. Piccolo Grande Uomo inforca gli occhialetti, indossa lo stetoscopio ed il camice bianco ed ausculta la moto. Una volta terminata la visita della paziente, la diagnosi è unanime: batteria scarica o bruciata. Serve una nuova batteria. Jar Jar Bink traina Gianlupo legando la sua moto a quella di Gian con una cinghia di sicurezza. Io anticipo tutti in cerca di una batteria sostitutiva. Al primo paesello mi dicono che forse posso trovare qualcosa a Shkoder, nostra destinazione, a 5 chilometri di distanza. Fa caldissimo, quasi 40°. Pettorina, stivali ed abbigliamento da enduro sono insopportabili. Ci fermiamo a bere e mangiare in un bar. Dopo pranzo vado al Shkoder e trovo una batteria adattabile. Un vero miracolo a ferragosto. Sfiniti dal caldo e dal tempo speso sotto il sole per via del guasto, troviamo un hotel con aria condizionata e di fondiamo in doccia. Oggi è il compleanno di Jar Jar Bink. Esco a cercare un internet cafè ed incontro il festeggiato che vaga in cerca della medesima cosa. Andiamo insieme a controllare le mail e i vari forum di moto, in cerca di notizie dal mondo e per dare notizie al mondo che siamo ancora vivi. Sulla via del ritorno incontriamo Fabio e Vasta. Con un escamotage io e Vasta ci allontaniamo per andare in cerca di una torta per festeggiare il compleanno e un po’ di birra. Ritorniamo in tempo per nascondere tutto nel frigorifero in camera. Usciamo a cena e il festeggiato insiste per offrire a tutti. Cavolo! Poteva dirlo prima, così ordinavamo aragosta, caviale e champagne! Al rientro in hotel lo attende la nostra sorpresa. No, non si tratta di Ramon, celebre trans brasiliano trasferitosi in Albania per l’occasione…Torta e birra con tirata di orecchie dai suoi nove compagni di viaggio, nel vano tentativo di farlo somigliare ad una donna dell’africa centro occidentale. Purtroppo c’è un’altra sorpresa per molti altri: il mal de voyage, ovvero il cagotto. Probabilmente qualcosa nella cena. Quindi i festeggiamenti vengono interrotti ed integrati da fermenti lattici invece che dal luppolo. (113 km)



16/8/10 Shkoder Km 67948

La moto di Gianlupo funziona di nuovo; ci troviamo tutti nella sala ristorante dell’hotel per la colazione ed un’intensa discussione sugli effetti della febbre del viaggiatore. Carichiamo le nostre cavalcature e via di nuovo verso nuovi orizzonti. Stavolta la meta finale sarà Tirana, passando per un piccolo parco nelle vicinanze della capitale, Quando ci fermiamo per pranzo in un rifugio lungo il cammino, siamo vittime di un innocente tranello. Una volta prese le ordinazioni, vediamo il cameriere salire su uno scooter, scendere verso il paese più vicino. Circa un’ora e mezza dopo è pronto in tavola…La cosa mi fa sorridere, qualcuno si adira, qualcuno si lamenta. I più saggi optano per una pennica all’ombra. Quando ripartiamo ormai sono le tre e mezza del pomeriggio. Ci sbrighiamo verso Tirane. Capitan Findus ha appuntamento con un amico albanese, che poi è amico dell’organizzatore del rally, tal Edwin. Edwin ci porta all’hotel di un suo amico che è anche lui motociclista. Ci procura alcuni treni di gomme nuove per le moto che dovremo andare a prendere l’indomani. Ci lanciamo sotto la doccia per lavare via il caldo, la polvere e la stanchezza accumulati nel viaggio. All’ora di cena ci portano in macchina ad un ristorante la cui caratteristica è la Tower Beer, una sorta di tubo con 4 litri di birra da spinarsi “a caduta” al tavolo. Nel 2001 ne avevo visto uno uguale a Geneve, in compagnia di un amico e di un amore. Ceniamo con i due nuovi amici albanesi e poi a dormire. (200 km)


17/8/10 Tirane Km 68148


Al mattino vado in cerca di un punto per connettermi ad internet. Lungo il percorso incontro Edwin, Gianlupo, Fabio e Squalo che stanno andando a prendere le gomme per le loro moto. Li accompagno. Dopo pochi metri il nostro squalo tartaruga resta indietro e si perde nei meandri della capitale. Acquistiamo due treni di rally cross e la gomma posteriore per squalo, ce le mettiamo a tracolla ed andiamo dal gommista. Lascio Gianlupo e Fabio a cambiare gli pneumatici e vado in ufficio da Edwin a controllare la posta elettronica. Li ricevo in regalo una maglietta del rally di Albania 2010. saluto il nuovo amico e torno dagli altri. Stanno aspettando squalo che sta cercando di cambiare la gomma posteriore. Ovviamente si è perso. Nove persone stanno aspettando Godot, come il racconto di Beckett. Quando arriva finalmente ripartiamo. Pasquale, detto Squalo, otterrà in questa occasione definitivamente il soprannome di squalo tartaruga. Avremmo voluto uno squalo tigre o uno squalo grigio, ma sempre meglio di uno squalo balena…Lasciamo quasi subito l’asfalto e ci arrampichiamo su e già per i promontori e le colline in direzione di Elbasan. A metà pomeriggio c’è la pausa pranzo. Una signora molto simpatica prende Vasta, la porta in cucina e la mette a pelare le patate. Alla faccia dell’emancipazione! Appena l’ha vista scendere dalla moto ha deciso di spiegarle qual è secondo lei il posto di una donna: in cucina! Facciamo anche un po’ di spesa per la sera. Il programma preveder un campo in montagna con tende e grigliata. Saliamo per qualche chilometro fino a circa 1500 metri di altezza. Troviamo una radura e montiamo il campo. Jar Jar Bink accende il fuoco, sfoderando le antiche arti di chi cresce in montagna. Gli altri portano la legna, io raccolgo le pietre per arginare il fuoco e Capitan Findus trasforma le sue valige in alluminio in frigoriferi per la birra. Va alla sorgente, le riempie di acqua gelata di montagna, quindi le riempie di birra e bibite per freddarle. Un genio! Quando siamo intorno al fuoco, dopo avere mangiato un po’ di salcicce grigliate, ci mettiamo a chiacchierare ed a guardare le stelle. Mi allontano dal fuoco, in cerca del buoi per osservare meglio la stellata. Vedo una bellissima stella cadente. Credo sia la seconda o terza volta in vita mia che mi capita. Ed esprimo un desiderio, come vuole la tradizione. Chissà, magari funziona…Quando la stanchezza si fa intollerabile, vado in tenda. Il materassino gonfiabile è forato. Passo la notte con al pompa attaccata cercando di separarmi dal terreno gelato. (123 Km)



18/8/10 Camping Km 68271

Preparo la colazione per tutti con il pane caldo sulla brace, il nescafè e la marmellata. Smontiamo il campo, Gianlupo se ne va spazientito per l’attesa e tutti quanti ci mettiamo ad aspettare lo squalo tartaruga, che sta ripiegando con cura tutti i suoi panni stesi al sole ad asciugare. Ritroveremo Gianlupo più tardi fermo ad un bivio per indicarci la strada da prendere. Il fondo cambia, da roccia diviene sabbia, poi selciato e fango. I canaloni scavati sul sentiero dai camion dei taglialegna rendono l’incedere difficoltoso per chi, come me e capitan findus, ha le borse in alluminio. Arrivati ad un borgo la traccia continua su una mulattiera che continua con il guado di una cascatella in salita.In molti non se la sentono di fare i salmoni con la moto carica di bagagli. Capitan findus, masx-senza-nick e Fabio proseguono, io faccio spola tra chi resta e chi va per comunicare la decisione. Ci si ritroverà più avanti. Piccolo Grande Uomo disegna un nuovo percorso con il GPS grazie alle sue doti di navigatore stellare. Alcuni chilometri più avanti riprenderemo la traccia seguendo un sentiero più semplice. Ad un bivio dove dovrebbero arrivare gli altri, io e bocca celeste proseguiamo, seguiti da piccolo grande uomo e Jar Jar Bink, mentre Vasta e Gianlupo restano ad attendere gli altri. Lungo il selciato la mia gomma anteriore di affloscia, segnando la mia prima pizzicata del viaggio. Smonto la gomma e la rimonto. Nel rimontare buco nuovamente. Riparo la camera d’aria precedentemente smontata e rimetto tutto a posto. Fa caldissimo. Siamo coperti di sudore e polvere. Gli ultimi chilometri sono tremendi, anche se l’aria mentre andiamo rende il caldo meno afoso. Arriviamo ad un piccolo bar nella periferia di Pogradec, una cittadina sul lago Ohrid, in cui convergono i tre confini di Macedonia, Grecia e Albania. In questo baretto di periferia comincio a chiacchierare con il barista/proprietario che è chiaramente interessato a questi dieci sporchi e puzzolenti stranieri vestiti da enduro ed alle loro dieci cavalcature. Brindiamo con al birra,. Poi ci offre un piatto di stufato di agnello con formaggio e pomodori che ha cucinato sua madre. Arriva un suo amico che parla inglese; dice di vivere nel New Jersey. Il personaggio non mi piace affatto. Ha qualcosa del bullo locale, nei modi, nella voce e nell’aspetto. Il barista invece è molto cortese e sembra una brava persona. Mi chiede di fare un giro in moto e lo accontento, tanto ormai sono abituato a guidare con tanto peso in fuoristrada. Al ritorno il nugolo di ammiratori si è infoltito e quattro di noi sono andati in cerca di un hotel per la notte. Ci troviamo circondati da personaggi sempre più simili al bulletto locale e lontani dal simpatico barista. Calmiero la situazione offrendo sigarette e rispondendo con cortesia a tutti. La maglietta del rally di Albania piace molto., Il bullo ci chiede da dove veniamo. Gli rispondo dal Montenegro. “Siete serbi?”, chiede un po’ incazzato. “no, siamo italiani, ma siamo partiti dal Montenegro”. “ Se eravate serbi vi avevo già uccisi tutti”, risponde il bullo. E qui capisco che è un piccolo sbruffone. Che succederebbe se gli dicessi che vivo da sei mesi con una ragazza di Belgrado e che ultimamente sono diventate due? Resto con il dubbio e faccio cenno agli altri di muoversi. Il barista insiste per offrire tutto lui perché gli stiamo simpatici. Faccio un po’ di resistenza e poi accetto. Lasciamo il posto facendo un po’ di rumore con le moto e ci eclissiamo da quella situazione sempre più spiacevole. Nel frattempo ci arriva un sms con le indicazioni per raggiungere l’hotel che hanno trovato gli altri. Ci facciamo una doccia, poi io, Capitan Findus e Fabio andiamo a fare un giro. Alessio lava la sua moto per 200 lekh. Ci ritroviamo con gli altri per un aperitivo in un locale per la cena. Il posto è molto frequentato, il paese credo sia il più curato che abbia visto finora in Albania. In un paese dove non costruiscono, ma hanno fatto del rattoppo un’arte, questo paese è rattoppato molto bene. Probabilmente è dovuto al fatto che è una meta turistica, per via del lago e della bellezza del paesaggio. Mangiamo come lupi affamati. Arriva un sms di Luca che ci sta raggiungendo con una sua amica Elena. Li incontriamo in hotel con il loro GS 100 PD. Ci raccontano del loro viaggio da Igoumenitsa a Pogradec evitando buche, animali e bambini lungo la strada.(130 Km)



19/8/10 Pogradec Km 68401

Grazie al letto comodo ed all’aria condizionata ci troviamo tutti nella hall dell’albergo ben riposati. Il proprietario dell’hotel ci tartassa con la richiesta dei soldi per la notte. Cerchiamo di spiegargli, con l’aiuto di un signore albanese che parla inglese, che li stiamo raccogliendo. Squalo sta facendo i bagagli per tornare in Italia, visto che ha finito le vacanze. Gianlupo invece dice che vuole andare al mare e se ne va con la moto carica di bagagli. Bocca celeste è stanco e vuole restare in paese a rilassarsi e a fare il bagno nel lago. I restanti invece si preparano per una passeggiata in off road lungo le tracce del rally. Bellissimi passaggi tra sabbia, pietraie e l’attraversamento/guado di una palude, giusto per lavare la polvere dalle moto con la limpida acqua della palude...Luca detto Zava si fa tutto il percorso con Elena a passeggero. Durante la pausa pranzo Fabio si guadagna il soprannome di bocca di panna. Subito dopo pranzo buco di nuovo la gomma anteriore. Ormai il gruppo è velocissimo a fare cambi gomme e riparazioni. Siamo talmente veloci che sembra un pit-stop di F1! Le battute si sprecano durante la riparazione e diventa tutto molto divertente. Quando torniamo a Pogradec, Zava ci offre una birra gelata per festeggiare questa giornata insieme. Segue la cena di rito nel ristorante di un hotel con vista lago. Menù della cena? Tortellini con panna e prosciutto. Quando arriviamo all’hotel siamo di ottimo umore. (191 Km)



20/8/10 Pogradec Km 68592

Verso le sette e mezza vengo svegliato da Jar Jar Bink che sta per partire perché l’indomani ha il traghetto per Ancona. Lo accompagniamo alla moto e lo guardiamo allontanarsi. La sensazione che l’avventura stai finendo si fa sempre più forte. Carichiamo i bagagli, salutiamo Elena e Zava che resteranno in giro ancora un pò, e partiamo verso la Grecia via asfalto. Passiamo la frontiera senza grossi intoppi e andiamo verso il borgo di Kastoria. Finalmente l’unione europea! I paesi cambiano molto: sono tutti curati, allegri e pieni di vita. Pranzo a base di moussaka e birra mythos. Un caffè frappè per chiudere e poi ci guardiamo tutti negli occhi. Gianlupo sta alle Meteore, come comunica via sms, e sta vedendo per prendere dei bungalow in un camping. Io ho ancora qualche giorno di vacanza e voglio andare verso il mare della penisola calcifica. Ci separiamo con la promessa di rivedersi tutti insieme di nuovo. Questo colorito gruppo dagli strani sopranomi che hanno significato solo per noi: Capitan Findus, Piccolo Grande Uomo, Squalo Tartaruga, Jar Jar Bink, Bocca celeste, Bocca di panna, Max-senza-nick, Gianlupo solitario in cerca di branco, Vlastarda dentro ed io…che bello che me li sono levati dai coglioni!!!!! :lol: Salgo in sella a Nerone c comincio la seconda parte del viaggio, quella solitaria ed introspettiva. Punto verso Thessaloniki. Non vedo il mare dal primo giorno di viaggio; rivederlo sarebbe una giusta conclusione dell’epopea. “E quindi uscimmo a riveder le stelle…”, diceva Dante alla fine dell’Inferno. Voglio provare a tagliare per le montagne ed imbocco una stradna tortuosa che va nella direzione giusta. Attraverso alcuni borghi, poi diventa sterrato semplice che sale. Sono da solo, con i bagagli, in mezzo al nulla. “Sticazzi!”, dico io. Arrivato in cima alla collina di godo la vista e riparto. La strada diviene un single track in discesa con terra e sassi smossi, conditi da una pendenza interessante… Mi alzo sulle pedane, peso indietro, ingrano la seconda, inizio a scendere e prometto che, se ne esco da solo, vivo e senza danni, non lo farò mai più. Sarà l’allenamento dei giorni precedenti, sarà il mio culo sfacciato, ma ne esco indenne. Continuo il sentiero che passa tra cumuli di ciocchi di legna accatastata. In questa stagione in Grecia si raccoglie la legna ed i pomodori. Lungo la strada è facile incontrarne camion carichi. Scendo dalle montagne e prendo la lunga asfaltata verso Salonicco. Passo attraverso la città osservando il mare. Qui finisce il viaggio che da Bar, sul Mare Adriatico, mi ha portato sul Mare Egeo, passando per Montenegro, Albania, e Grecia, sfiorando la Macedonia. Quattro paesi, quattro lingue diverse, quattro mondi diversi. Crna Gora, Shquiperia, Makedonia, Hellas. Vado in cerca di un hotel sul mare e lo trovo in un paesino di nome Agia Triada. Doccia e poi di nuovo in giro per bancomat, giros pita e internet cafè. Preso dalla voglia di viaggiare ancora prenoto un hotel a Istanbul, a 620 km da dove mi trovo. Pazzo? No, solo non ci sono mai stato ed è tutto asfalto…Conosco Evridiki ed Elektra, due ragazze greche con cui bevo un paio di birre e scherzo fino a tardi. Dio benedica la jacuzzi! (464 Km)



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FOTO JAR JAR BINK

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