venerdì 10 agosto 2012

09/08/2012


Risveglio lento e vacanzoso, con una voglia di fare pari a zero. La giornata inizia con la “Lazy song” di Bruno Mars. Segue colazione con “Riders on the storm” dei Doors. Connessione internet con chiavetta, due mail di lavoro e si esce ad esplorare il territorio. Prima tappa il bar più economico di Valencia, frequentato solo da gitanos e disoccupati. La cameriera è rumena, ha 30 anni, due figlie, una di otto e una di dodici anni. Classico naso rumeno e un volto sfiorito che le da dieci anni buoni in più. Simpatica, ma comunque rientra nella strategia di socializzazione dello squatter. Segue spesa nel mercato di nuova apertura con prezzi scontati del 5% su tutta la merce portata in cassa, prodotti a basso prezzo e scarsa qualità, prezzi minimi. Incontriamo tutti i disoccupati del quartiere, mandati dalle mogli a fare la spesa. Conosco Raul, disoccupato abitante del quartiere, amico del marchese squatter, mandato dalla moglie a fare la spesa con la raccomandazione di non fermarsi al bar. Socializzato ed invitato a fumare una sigaretta sul balcone vista parco del castello. Si rientra alla base carichi di cibarie inutili e a basso costo. L’abbigliamento nel frattempo è cambiato. Da pantalone di lino, mocassino e camicia di cotone leggero, si è arrivati a bermudone con le tasche laterali, magliettina nera squatter, ciabattona da mare scacciapensieri o scarpa da ginnastica trucida. La barba comincia  a non essere più curata e un risveglio senza doccia si fa sentire. Il pranzo, svogliato e drogato dal caldo e dai prodotti locali, è accompagnato da alcuni struggenti tanghi di Gardel e Pugliese. Il ciccione decide di coricarsi circa un minuto, di fila. Entrambi sappiamo che si risveglierà almeno un’ora dopo. Nel frattempo mi accorgo che senza sapere bene come o perché, sono le cinque e mezza di pomeriggio. La sensazione è che il tempo sia passato molto più velocemente del normale. Cominciamo a sospettare che il castello possegga qualche magico potere di metabolizzazione del tempo. Il novello Proust va alla ricerca del tempo perduto nei sogni. Il decadente squatter resta di fronte al pc a documentare la perdita. Qualcosa accadrà algun dia; algo pasarà algun dia sopla con furia; como caballo desencadenado a nivel del mar llorando. Ricordi di poesie cilene del passato e canti tzigan in lingua serba affollano la mente del decadente. E il pensiero di non avere ancora defecato lo porta a ragionare sul tempo perduto. Seguirà il novello Proust nella sua via di sapienziale di progressione individuale e sviluppo del sé. Di ritorno dalle braccia di Morfeo, circa due ore comode dopo, i novelli squatters escono in cerca di un barbecue presso i migliori discount cinesi “tuttoauneuro”, ma, sventuratamente, senza successo. Afflitti e puzzolenti, decidono di andare ad iscriversi in palestra. La palestra è il posto meglio frequentato del quartiere: un postaccio infimo, pieno di picchiatori enormi e tatuati con immagini aggressivissime…la palestra è il ritrovo dei pugili e kickboxers della zona. Il proprietario è un ragazzo ebreo di nome David, con una maglia da basket, muscoli e tatuaggi ovunque, occhi allucinati di chi ha assunto droghe pesanti. 44€ per tutto il mese, doccia compresa. Tutti i giorni aperto tranne la domenica, che andremo a lavarci in piscina (prima la doccia e poi la piscina, chiaro…). Facciamo allenamento, perché non sembri che andiamo in palestra solo per la doccia. Il mio amico pompa di brutto, mentre io pigrissimo a lavorare su un gruppo muscolare solo ogni giorno e senza alcuna convinzione. Si chiama vita da squatter. Cominciamo a parlare con il proprietario  ci racconta la storia della sua vita, del divorzio, della bambina contesa, della sua simpatica coltivazione domestica di marijuana per uso personale (200 piante) e finiamo per invitarlo a cena. Il tutto nel rispetto della regola dello squatter: diventa amico di tutti.
Usciamo dalla palestra e ce ne andiamo in città senza pagare il biglietto. Fermati dal controllore riusciamo ad imbastirgli una storia assurda, commovente e struggente al punto che ci lascia andare senza i 50€ di multa a testa. Passeggiamo per la città e veniamo fermati da una coppia sui 50 anni. “Italiani?” dice lui. “si” diciamo; “scusa non è che mi potete aiutare? Dove cazzo si trova la Plaza del Ayuntamiento?”. Gli spieghiamo la strada e questo ci ringrazia con il suo forbitissimo linguaggio con l’accento milanese ornato da tanti “cazzo”, “porco di qui e porca di la”, etc. Ci addentriamo nei meandri della città, tra trappole per turisti e monumenti rifatti. Nella plaza principale troviamo dei venditori di collanine e il mio amico si innamora di una collana da donna e se la compra. Passeggiamo in lungo e in largo e la fame si fa strada nei nostri stomaci. Veniamo fermati da una bella ragazza che ci invita in un bar per un mojito party. Decliniamo l’offerta e andiamo a mangiare in una taberna. Dopo esserci abboffati di leccornie locali, facciamo due passi, una sigaretta, un paio di commenti sconci e ce ne andiamo verso il bar di quella ragazza che ci aveva fermato. Ordiniamo i mojito e aspettiamo parlando del più e del meno. Ad un tratto il mio amico, dopo avere realizzato di avere il collo troppo grosso per la collana che si è comprato, decide di regalarla alla ragazza che lavora nel bar. Scopriamo che è di Monopoli e ci rendiamo conto di essere circondati da italiani. Finiamo il drink e montiamo sul primo taxi diretti al castello. Chiacchieriamo con il tassista circa le proteste contro la corrida e la tauromachia e questo si lancia in un discorso quasi politico sullo sperpero di risorse. Rientrati a casa ci lanciamo nella visione di una perla della cinematografia serba; un film di Ibrahimovic degli anni ’50, in lingua originale serba con sottotitoli in inglese. Seguono commenti e discussioni relative ai significati nascosti del film. Si passa dal razzismo nei confronti degli zingari a una critica a tutti i livelli della società serba dell’epoca. Ma il sonno ha la meglio e verso le 4 andiamo a dormire con i nostri amici ragni e topolini, tra le crepe del soffitto e la vernice scrostata…ah, com’è squisitamente decadente! 

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