martedì 3 luglio 2007

Sucomandante carlos - primeira operaçao brasilenha

sono le sei e mezza di sera e tutti lasciano gli uffici.
resto da solo a chattare con un amico sfruttando la connessione internet gratuita.
verso le sette scendo per uscire.
gli uffici sono deserti.
il silenzio è assordante, tutte le luci sono spente e nelle ombre giacciono gli scheletri dell'extraterritorialità del consolato.
scendo con l'ascensore che fa un baccano tremendo di fili che scorrono e contrappesi che salgono.
all'uscita non c'è nessuno a farmi uscire, ad aprire le porte bloccate.
cerco di uscire dall'uscita del garage, ma non riesco ad aprire.
arrivo all'uscita del consolato.
ma maniglia antipanico mi lascia accedere all'atrio con il metaldetector. restano solo due porte girevoli a separarmi dall'aria aperta.
la porta con il maniglione antipanico si richiude alle mie spalle.
vado per spingere le porte girevoli, ma sono bloccate.
in una stanza di 20 metri quadri sono imprigionato.
non posso uscire.
come se fossi rinchiuso nelle miniere di Moria e tutti i goblin e gli orchi fossero fuori ad accertarsi che non possa uscire.
scatta la sindrome del topo in gabbia.
sudore freddo, la prospettiva di passare la notte nel gabbiotto.
il cellulare che non prende.
mi impongo di rilassarmi, come insegnava il mio maestro di arti marziali ai cinque picchi, in Cina.
mentre facevo meditazione sotto la cascata sentivo la sua voce nella mia mente che diceva: non è questione di forza, ma di pace; non devi dominare, ma comprendere; rilassati carlos-san...concentrati...la via è di fronte a te.
mentre sono seduto con le gambe incrociate e le palme delle mani rivolte al cielo, gli occhi chiusi per trovare la concentrazione necessaria a trovare la via d'uscita nel buio, nella mia mente appare la via di fuga.
apro gli occhi e questa si presenta di fronte a me.
una finestrella di 40 cm per 60cm, 35 cm di apertura a soffietto.
le mie abilità di arrampicatore tornano prepotenti a governare la situazione.
le mie mani diventano ventose e aderiscono perfettamente sui vetri.
i miei piedi costruiscono appigli impossibili nell'aria.
lo spirito dell'uomo ragno si impossessa di me e d'un tratto, sospeso nella mia ragnatela, giungo alla maniglia di apertura della finestrella.
slogo tutte le mie articolazioni mostrando abilità da contorsionista infilandomi nell'angusto passaggio.
lo zaino non mi lascia passare.
sono bloccato.
contraggo i muscoli possenti degli addominali invocando lo spirito guida di Yuri Chechi mentre galleggiava sugli anelli alle olimpiadi.
sento la cornice di metallo della finestra a doppi vetri segnare la mia pelle protetta solo da una camicia di lino.
districandomi riesco a cacciare fuori dalla finestrella lo zaino e a tenerlo sospeso con un piede al di fuori del consolato.
mi lascio scivolare lentamente e silenziosamente fuori dalla finestrella.
un attimo prima di lasciarmi cadere nel vuoto, chiudo la finestra. (si sa mai che entri qualche ladro...)
sono fuori.
supero con un salto carpiato l'abisso che mi separa dal terreno ed atterro sulle quattro zampe, come un gatto.
la mia metamorfosi si conclude nel momento in cui metto piede sulla Avenida Paulista e mi mischio alla folla che si dirige alla metropolitana Consolaçao.
prima topo in gabbia, poi uomo ragno, quindi uccello ed infine gatto prima di tornare ad essere uomo.
MANIMAL!(ve lo ricordate quel telefilm di quel tizio che si trasformava in tutti gli animali della foresta...)
mentre cammino nella folla ho un ghigno soddisfatto stampato sulla fronte.
mi sento invincibile.
hahahahahahaha!!!! (risata satanica n.d.r.)con questo si conclude la prima operazione del Subcomandante Carlos

1 commento:

Anonimo ha detto...

E bravo pornoromantico, appeso come i gechi!!
Ho incontrato il tuo amico GEcomo e ci siamo subito piaciuti...
Un saluto comandante sub