mercoledì 28 febbraio 2007

aunque hace mucho....

aunque hace mucho que no hablaba castellano, hoy he logrado entender lo que ha estado comentando el profesor que estaba en la clase.
parece una de esas clases tontas de ingles, en plan: "the cat is on the table"....
he aprendido una palabra nueva! es "coima" que en suramericano significa "soborno" o mejor dicho "bribe".
en este curso de comercio exterior pasan cosas raras cada dia..una chica esta enferma desde hace casi dos semanas por una infeccion oftalmica q, dicen, ha cogido en aula.
toda la gente esta muy desanimada por lo pesado q esta este curso...seis meses estudiando seimpre las mismas cosas serian pesadisimos para todo el mundo, me imagino!
quiero irme a australia a vender collares!
lo bueno es que quedan 51 dias al amanecer...es decir q dentro de un mes y medio se va a acabar la fase de aula del postgrado y nos vamos de practica en las empresas al exterior.
lo siento un poco q se vaya acabando esta epoca en la cual me parecia de haber vuelto al colegio, con lo companeros de clase y los partidos de futbolin despues de haber ido a clase....con patatas y canitas a saco, obviamente!
pronto nos diran en que parte del munco nos van a enviar. probable que habrà uno de nosotros a las cuatro esquinas del mundo conocido y hasta uno en el quinto cono!

domenica 25 febbraio 2007

il nome del blog...

correva l'anno 2000, era un marzo piovoso ed il campo di rugby era pieno di fango come solo un campo della periferia parigina puó essere. la cosa mi aveva giá messo in quello stato che i guerrieri chiamano "la divina pazzia". entrai in campo dopo 30 minuti, l'attesa mi aveva fatto imbestialire. continuavamo a rimanere fermi nello stesso punto, senza avanzare, cosa fondamentale nel rugby. nonostante tutto avevo visto che eravamo piú forti tecnicamente e di sicuro piú allenati ed abituati a giocare nella merda, tale pareva il campo coperto di fango che ti impiastra mani e ginocchia impedendoti i movimenti e rallentando i riflessi nonchè facendoti stramazzare prima del dovuto. appena entrato in campo conquisto il pallone. all'interno di un raggruppamento (il secondo credo), una MAUL per usare il termine tecnico, sono a testa bassa, il pallone lo passo indietro al mediano di mischia che continua a mantenere la pressione aspettando che si riformi lo schieramento dei tre quarti. dicevo che i miei occhi possono vedere alternativamente i tacchetti coperti di fango o le gambe del pilone spagnolo che mi sta di fronte tentando invano di mettersi in posizione di spinta. gli occhi mi cadono sul ginocchio dello spagnolo. un tatuaggio. una svastica, una fottuta croce uncinata sulla rotula di quel grasso imbecille senza capelli. a quel punto mi incazzo. con le mani bloccate e i piedi infangati mi resta libera solo la bocca, così vicina al marchio di caino sulla rotula di quel ragazzetto dai falsi ideali. e lì sento i miei denti chiudersi sulla pelle tenera dello s####o. da fuori si sente solo un grido. si disfa lo schieramento. mi allontano con fare indifferente con un rigolo di sangue che scende dalle mie labbra. è dolce il suo sangue. mi sento in pace con il mondo. una svastica in meno ed una piccola vendetta contro i seguaci di quei folli che hanno rovinato tante famiglie del popolo eletto. i due compagni di squadra ai miei fianchi hanno visto tutto. il grasso coglione dalla testa rapata si ritira dal gioco. un minuto dopo il mediano estremo segna la prima di tre mete. abbiamo vinto tutti, non solo in campo. da lì nasce il nome. con molte birre per condire la vittoriaa ed il mio battesimo. da allora porto quel soprannome. solo che adesso sono diventato piú buono di allora, forse a causa di una lesione al collo che mi sono procurato in campo durante un allenamento. è un mondo difficile.

viaggio in vespa in grecia 2004

Successe nel periodo di passaggio delle generazioni, quando non si sa bene perché, ma tutto cambia o sta per cambiare e nessuno sa più quello che vuole. C’erano governi instabili al potere, una facciata di simpatica unione e fratellanza nella comunità europea che celava scheletri protezionisti pronti a saltare fuori dagli armadi di tutti i paesi nel caso la situazione sfuggisse di mano. Come successe di preciso non lo ricordo. Ciò di cui sono certo è che da lì in poi nulla fu più uguale a prima. Stava finendo dopo tanto tempo l’epoca delle idealizzazioni in cui ogni amore vorremmo durasse per tutta la vita ed ogni sogno valesse più di un istante. Fatto sta che ai primi di agosto partii per il mio primo vero viaggio di avventura. Un giro in Grecia in solitaria con la mia vespa. Finalmente davo respiro al gentiluomo di fortuna “fun and dandy” che giaceva sepolto ed inespresso dentro di me. Ci sono uomini che possono vivere tutta la vita all’interno del proprio quartiere, altri che viaggiano con la mente dentro i loro libri (ne conobbi uno di questo tipo sull’appennino tosco emiliano tempo fa, ma è un’altra storia) e quelli che per vivere devono viaggiare e conoscere nuove cose vedendole con i propri occhi. Io credo di appartenere all’ultima categoria se ho ben capito la natura del mio animo. Ognuno di noi poi nel viaggiare rispecchia qualcosa di se stesso. C’è chi viaggia in aereo, chi a piedi, chi in treno, chi in bicicletta; c’è chi dorme in tenda in un bosco o su una spiaggia, chi cerca il grande hotel e chi il piccolo ostello. Ci sono anche alcuni vecchi lupi di mare che sono felici solo nella solitudine delle loro onde nella comodità della loro cuccetta incassata sotto l’albero di maestra. Io faccio parte di quelli che viaggiano come capita e dormono dove trovano, mangiano quando possono e devono sempre avere un bagno pulito per cagare la mattina (è il mio unico vizio: colazione con sigaretta e giornale e poi defecazione liberatoria per affrontare la giornata). Ma è una cosa di cui ho fatto a meno assai spesso. Il mezzo del mio viaggio è la vespa. Ci trafficavo da piccolo, le compravo e vendevo a sedici anni e ci sono sopra adesso. Mia nonna girava con una faro basso del 1951 targata Parma prima che il nonno si decidesse a comprare il “cinquino”. Il mio px 150 arcobaleno aveva affrontato mille avventure cittadine prima di finire nelle mie mani di moto turista assetato di strada. Compro un po’ di cavi e guaine, un paio di gomme nuove, il portapacchi anteriore, qualche chiave a bussola e via, si parte con tenda e sacco a pelo legati alla meglio.Sabato 7/8/2004 Roma km 22.413 Mi sveglio un po’ teso,come sempre prima di un viaggio. Controllo nuovamente tutto il bagaglio, doccia e poi scendo a caricare la mia vespa. Quando la mia roba è ben assicurata sui portapacchi di Domitilla, la accendo e resto per qualche istante ad ascoltare quel leggero borbottio che mi accompagnerà per tutto il viaggio. Salgo in sella e vado a fare colazione nel solito baretto, come fosse un giorno qualunque. Finita la colazione sono pronto a partire. Imbocco la Flaminia da Roma mantenendo una velocità moderata. È la prima volta che devo fare il rodaggio a un motore durante un viaggio. Dopo poco la strada comincia a salire e la città scompare lentamente alle mie spalle lasciando spazio alla campagna romana. Il sole scompare e il freddo e l’umidità la fanno da padroni. Una nebbiolina avvolge il paesaggio facendo presagire cattivo tempo e forse pioggia. Ho freddo e vorrei fermarmi a mettere un maglione tra la giacca e la maglietta. Decido di resistere lanciando il mio famoso “congiuro della resistenza”. Questa è una tecnica scaramantica di comprovata efficacia; consiste nel resistere al freddo ed al desiderio di fermarsi nella convinzione che questo comportamento attiri il bel tempo. Continuo a trottare lungo la ss3 e pochi km dopo, per magia, il sole appare e non mi lascerà per tutto il viaggio fino ad Ancona. Attraverso Narni, Terni, Spoleto, Foligno e la vespa non da segni di cedimento. Decido allora di aumentare un po’ il passo. Domitilla segue il movimento della mia mano sull’accelleratore senza esitare salendo di velocità- arriviamo verso mezzogiorno nei pressi di un ameno boschetto attraversato da un torrentello e vicino lego un’indicazione: “Grotte di Frasassi”. Mi addentro un poco lungo la via nel boschetto sino a fermarmi in uno slargo all’ombra di un faggio. Lascio riposare Domitilla per una mezz’ora, mentre mangio un panino e bevo qualche sorso d’acqua, breve telefonata all’amico vespista e si riparte. Dopo un’oretta arrivo ad ancona e mi dirigo al porto degli imbarchi. Questi inizieranno solo verso le tre del pomeriggio, quindi visito la città e mangio qualche albicocca. Verso le quattro e un quarto infine, mi imbarco sulla possente nave della “Minoas Ferries” che mi porterà domattina ad Igoumenitsa. Incontro vari vespisti vicino alla nave e scambio qualche chiacchiera. Solo una cosa mi preoccupa:il cavo dell’acceleratore lavora male nella guaina. Per fortuna ne ho uno di ricambio, ma inutile fasciarsi la testa prima che sia rotta. Domenica 8/8/2004 Igoumenitsa Km 22.718 Dopo avere trascorso la notte dormendo a tratti nel sacco a pelo sul ponte inferiore della nave, tra tori turchi e puttane bulgare oltre a felici coppiette italiane e aspri centauri crucchi, decido di alzarmi per osservare l’alba sul mare dalla murata del traghetto. Vedo delle montagne verso est, la cosata forse non ancora della Grecia, ma, più probabilmente, dell’Albania. Il sole sta facendo lentamente capolino dietro quei rilievi tingendo di un rosa tenue che si trasforma in rosa di Thuringia il contorno di quelle creste. Il mare lancia riflessi argentei della luna che scompare e sole che sorge. Tra di essi vedo il volto di qualcuno che non mi abbandona mai, sempre presente in qualche angolo della mia mente. Il traghetto attracca al porto di Igoumenitsa. Fatte le foto ed i saluti agli amici vespisti conosciuti in barca, parto alla volta di Meteora. Strade belle e con un fondo in buone condizioni. Comincia a fare un po’ più fresco quando sono a pochi km da Ioannina, così mi fermo in un tornante per cambiarmi e riorganizzare il carico. È incredibile la quantità di motociclisti che si fermano per chiedere se ho bisogno di aiuto! Viva la fratellanza universale delle due ruote! Parto alla volta di Ioannina. La strada si fa ripida e sale tra curve e tornanti senza fine. Ci sono un sacco di camion, ma si fanno sempre da parte per farsi superare.Vicino alla città c’è un bellissimo lago con tanto di isoletta al centro: da cartolina. Mi fermo a fare qualche foto e noto che nell’acqua ci sono un sacco di mucche che si rinfrescano e brucano le piante acquatiche. Beate loro! Con 40° come si fa a non invidiarle? Domitilla trotta allegra per un po’ poi comincia a calare perché la pendenza cresce. Al ciglio della strada vedo da lontano un figurone alto e vestito di nero con una lunga barba bianca e gli occhiali con una borsa in mano e fa l’autostop. Mi sento cone Agamennone, magnanimo o “megaletoros”, e carico il Pope sul sellino della vespa. Il pretone ortodosso pesa come uno di quei bovini che stanno nell’acqua e c’ha un culo enorme per cui devo accoccarmi sulla punta della sella del px. Mannaggia a me ed alle mie idee strampalate! Mi riduco a viaggiare a 50 km/h ma la vespa non si ferma. Raggiungo il passo di Katara e capisco il perché della velocità ridotta (pretone a parte): il Passo segna quasi 1600 metri sopra il livello del mare! Al passo incontro due coppie di motociclisti di Bologna che ci invitano a pranzare con loro alla stazione sciistica vicina. Segue birra (meritatissima!!!) pasticcio di patate (Mousaka) e salsina di yogurt e cetrioli (tzatziki). Il pretone ovviamente non c’ha una dracma né un euro, quindi offro io, con dovuto sconto dei devoti ristoratori. I pope pare siano noti mangioni a scrocco oltre che forti bevitori: questo almeno è simpatico e parla un po’ d’italiano. Rifocillati e Domitilla riposata, riprendiamo il cammino verso Meteora. D’un tratto ad un lato della strada compaiono montagne dalla forma particolare. Tra le loro cime si nascondono i monasteri che le hanno rese famose, spiega il pretone. Mollo il bovino ortodosso in città e mi accampo in un camping nelle vicinanze. Scatta la doccia fulminea e ristoratrice e la conseguente uscita in vespa alla ricerca di cibo. Appena esco dal camping incontro un autostoppista greco che ha perso l’autobus e mi chiede di rincorrere il pulmann perché sennò il prossimo passa il giorno dopo. Ormai non posso resistere alla tentazione e lo prendo su. Lancio Domitilla alla massima velocità e acchiappiamo il bus con il clacson facendogli cenno di fermarsi per raccattare il povero greco: scena da film. Titolo: assalto alla diligenza! Il greco mi lascia una mela ricordo che mi sgranocchio mentre torno verso la città alla ricerca di cibo vero. In città trovo tutti i supermercati chiusi. Ormai rassegnato a non mangiare, faccio per andare alla vespa quando, magia delle magie, compare il mio amico pretone. Mi invita al monastero a mangiare con gli altri pope. Mi ritrovo nel refettorio del monastero seduto ad un tavolo con venti pretoni caciaroni ed un ragazzo down che serve da mangiare. I pretoni parlano italiano e festeggiano la mia presenza con retsina (vinello bianco di resina locale) e ouzo (una cosa strana, che sa di anice, violentemente alcolica). Verso mezzanotte torno alla tenda completamente ubriaco con un pass per visitare gratis tutti i monasteri dei dintorni. Faccio fatica ad entrare nella mia tenda visto che l’alcol me ne fa vedere tre perfettamente uguali. Solo una è la mia. Ho le braccia ustionate dal sole: coglione! La crema solare! (tot. 270 km in montagna con due autostoppisti) Lun 9/8/2004 Meteora km 22.988 La giornata comincia molto presto perché non sono un campeggiatore esperto. Uno esperto lo riconosci da dove piazza la sua tenda, calcolando la posizione del sole e la direzione del suo riflesso al mattino presto. Morale: mi trovo alle sette del mattino ancora ubriaco in una tenda invasa dal sole cocente senza poter chiudere occhio. Sento profumo di Bialetti e di caffè. Una coppia di Ferrara mi offre il caffè scherzando sui pretoni ed i loro scherzi da prete, visto che ieri sera mi hanno sentito rientrare in tenda…smonto il campo e sono pronto a partire. All’altezza di Trikala incontro un folle americano che sta girando Grecia, Turchia e Macedonia a piedi. Come sempre lo carico sulla vespa. Un tipetto taciturno che non mi piace troppo e che abbandono al primo autogrill appena va in bagno. Sono stato troppo magnanimo ieri: bisogna controbilanciare. Finisco in un anello di montagne, strade saliscendi infestate dai camion carichi di pomodori. Sulle strade si sente un forte odore di mentuccia selvatica. Supero Lamia ed arrivo ad Anfissa dove saranno gli uliveti ad accogliermi e accompagnarmi fino a Delfi. Sono venuto in cerca di oracoli e Pizie, ma prima cerco una taverna. Eccetto un pezzo di involtino al formaggio dalle parti di Trikala, sono a digiuno dalla cena di ieri sera…e sono le due del pomeriggio! Rischio di mangiami la Pizia,l’oracolo e quattro greci se non trovo una taverna. Infine Apollo salva Delfi ed i suoi abitanti servendomi Mousaka e Tzatziki con birra…lo stesso pranzo di ieri. Assaggio il caffè greco; lo lascio riposare perché si depositino i fondi e poi lo bevo. Non male. Lasciare depositare i fondi necessita un po’ di tempo; nel caffè greco vedo molta della cultura ellenica. Una cultura fatta di lentezza, di dare tempo alle cose, di non forzare gli eventi. D’altro canto, essendo tutti paesini, come cavolo gli passa il tempo altrimenti? Comunque è piacevole la sensazione di distacco dalla frenetica vita romana o, peggio, milanese. Qui tutto sembra avere una dimensione rallentata. Il tempo scorre in pacifica armonia con il creato, non è ancora stato eccessivamente ottimizzato dalle necessità del progresso. Terminato il caffè vado in cerca del tempio di Apollo a Delfi e della grotta della Pizia. Arrivo di fronte alle rovine e parcheggio Domitilla. Mi accorgo che la serratura della sella si sta spaccando! Fortuna che avevo con me la mia officina da viaggio. Riparo tutto con filo di ferro e l’immancabile american tap. Mi ricordo, tra l’altro, che avevo quel pezzo di ricambio a casa. Da lì posso estrapolare una legge di massima sui viaggi in moto: se decidi di lasciare a casa un pezzo di ricambio, sarà quello che si romperà e di cui avrai bisogno. Incontro un’allegra famigliola di Genova che mi dice che le rovine sono quattro sassi e il museo fa cagare. Come se non bastasse visitarli costa nove euro! Decido di continuare ad immaginare il tempio ed i suoi magici segreti e mi avvio verso il vicino tempio di Atena dove entro gratis attraverso una pittoresca e panoramica stradella sterrata in mezzo agli ulivi. Mi dirigo verso Itea, un villaggio carinissimo in riva al mare. Il camping è favoloso. Si trova sul mare immerso in un bosco di ulivi. Monto la tenda e organizzo l campo, poi torno al villaggio a visitare il porticciolo e fare provviste. Tornato al campeggio faccio il mio primo bagno nel mare dei greci. E giustamente pesto un riccio! Passato il dolore mi immergo con la maschera, lo snorky e le pinne (erano legati sul portapacchi…) ed ammiro i colorati pesciolini che nuotano sopra una simpatica colonia di ricci di mare pronta a trafiggere i piedi di chiunque voglia farsi un bagno rinfrescante: guardatevi da queste acque! Torno a riva con la faccia in acqua per vedere dove metto i piedi. Ceno e bevo un birra greca ghiacciata. Dopo la doccia voglio ripetere l’esperienza del caffè greco al bar del camping. Musica greca di sottofondo, il canto delle cicale tra gli ulivi, i riflessi del sole morente sul mare….mi sento in pace con li mondo. L’atmosfera mi porta a viaggiare ancora. La mia mente si popola di ricordi di qualcuno che mi sta accompagnando in questo viaggio. Un velo di tristezza e un barlume di tenerezza mi si disegnano sul viso. Immagino che colori assumerebbe il mare, che suono avrebbero le cicale e che profumo avrebbero gli ulivi se fosse qui con me. Sicuramente diversi. Ma bisogna accontentarsi di ciò che si ha, così recita il Sutra, e mettere le cause per un futuro più simile ai nostri sogni. Finisco il caffè e mi preparo per la preghiera della sera. Stregherò la distanza con racconti da sogno e favola aspettando di riferirli in prima persona. È scesa la notte ed il golfo si dipinge delle luci dei caffè notturni sul lungo mare e dei riflessi della luna greca, Selene. Si avvicina il guardiano notturno del campeggio a fare due chiacchiere. Albanese e simpatico. Poi facciamo amicizia con quattro ragazze francesi che passano il tempo a ridere e fare battutine proprie del gioco dell’amore. Il guardiano albanese si allontana con una di queste verso il bosco di ulivi e io resto solo con un’altra a parlare…poi il dio greco dei sogni, Morfeo, ci abbraccia dolcemente e popola le nostre notti di ninfe e semidei, di ambrosia divina e del canto delle lire. Dormiamo sulla spiaggia.(km 292 tra montagne ed ulivi con autostoppista americano e ragazza francese)

sabato 24 febbraio 2007

vendere la vespa...

vendere la vespa...ci ho pensato solo recentemente, da quando ho conosciuto carrozzieri che fanno i lavori con il buco del BEEEEP! altrimenti il mio px è una bomba. a parte il filo della frizione che si è rotto un paio di volte in viaggio e la ruota bucata non ho mai avuto problemi. la vespa la odi solo quando sei in salita e...non sale e non ti passa più! la odi quando piove perchè le gomme non servono a un BEEEP! la odi quando sei sulla strada del ritorno da un viaggio e la strada del ritorno dura sempre il triplo che con la moto. poi vai a letto, dormi sognando i paesaggi che hai gustato con le chiappe indolenzite sulla sua sella, paesaggi che in moto non avresti gustato così perchè saresti stato impegnato a calcolare il raggio variabile della prossima curva di montagna, a cercare il punto di corda del curvone, quello in cui spalanchi il gas per catapultarti sul seggiolone di quell'ottovolante su cui ti hanno potato papà e mamma quando eri bambino. in vespa fai un balzo indietro nel tempo, vai piano, annusi il profumo della natura che ti circonda perchè più di tanto al vespone non gli si può chiedere quanto a prestazioni. poi rivedi tuo nonno con un vespone simile con la nonna a passeggio sul lago di garda e pensi che ci sono cose che sono fatte per restare. ci vedi i tuoi primi amori trasportati e la coperta legata sul portapacchi per andare in camporella nei boschi o sulla spiaggia. quando ti svegli la mattina, le chiappe non ti fanno più male e il vespino, la vespa o il vespone ti sembra il più bel mezzo di locomozione mai inventato e tu hai la fortuna di averne una. in quel preciso momento, tra il risveglio e prima di bere il caffè, quando sei rincoglionito da quello che senza dubbio è il più brutto momento della giornata, credi di amarla. poi scendi in garage, la lavi, le compri l'olio buono e ogni tanto un accessorietto carino e poi ci vai a spasso, dal bar dove fai colazione al passo montano dove tuo padre ha fatto il militare, fino al mare dove prendi il sole. l'intermezzo più figo è quando hai fame e ti fermi a mangiare in quel posticino scrauso dove mangi un botto, spendi un cavolo e se ti chiedono come andarci non lo sai spiegarea nessuno. in fin dei conti: ma perchè uno dovrebbe vendere la vespa? per un ottovolante a due ruote con un pozzo di cavalli che scarichi comletamente solo in pista? ma se la tua donna ama quell'oggetto più di te, se ti scongiura di non venderla per prenderne un'altra più bella e più figa, più retrò, perchè la devi vendere? quando tutto sembra fatto, arrivi un attimo prima di fare il passaggio e decidi di non venderla. perchè alla tua vespa ci sono legati i tuoi ricordi. perchè ormai è n parte di te. si è integrata in un modo che nessun ottovolante potrà mai fare (ed io ne ho avuti parecchi di ottovolanti). allor guardi portaportese e ne compri un'latra per la tua bella senza vedere la prima. la prima vespa non si scorda mai. come la prima pippa, la prima donna , la mamma e la gioventù.
questo lo scrivevo due anni fa; da allora sono cambiate tante cose: con la donna è finita, ho comperato un ottovolante che si chiama BMW r 850 gs, ho cominciato a lavorare davvero, ma la vespa non l'ho mai venduta.
sta ancora qui sotto casa parcheggiata in attesa che abbia tempo di farla tornare bella. quella è una cosa che non venderò mai.

Ciao a tutti!

Ciao a tutti!
Ho appena aperto un blog! sono troppo contento.
adesso inonderò la rete con rugby,poesie,moto e viaggi!
Oltre ai report dei miei attentati, chiaro. :D