Ieri è stato il giorno più freddo dell’anno in Brasile.
Erano tutti imbaccuccati con sciarpe, cappotti, cappellini…
La cosa divertente è che c’erano 12 gradi!
Io ero in camicia e cravatta con la giacca del vestito di mezza stagione, il gessato fregato a mio padre per non dovere buttare i soldi in vestiti.
D’altro canto era da immaginarsi che fossero così i brasiliani.
Un popolo che costruisce le case senza acqua calda e senza caloriferi e per fare la doccia è riuscito ad inventarsi un aggeggio che sostituisce il rubinetto della doccia.
È una sorta di resistenza elettrica che sta dentro il rubinetto, come apri l’acqua la resistenza si scalda e l’acqua, passandovi attraverso, si scalda a sua volta.
Tutto questo per non dovere fare tubi per l’acqua calda, né caldaie, né termosifoni o centrali per il riscaldamento e tubi di gas per far funzionare le caldaie.
Le case sono semplicemente case.
Acqua corrente, luce e stop.
Gli impianti fognari sono in gran parte sostituiti dalle fosse settiche o pozzi neri e periodicamente passano i camion a svuotare i pozzi.
Quando fa caldo invece pare che sia davvero caldo, tipo 40 gradi o giù di lì; il vantaggio è che qui a Sao Paulo il clima è davvero secco, quindi le temperature si sopportano bene.
Roma mi sembra davvero molto più difficile da sopportare.
30° a Roma sono già pesanti, mentre qui non li senti neppure.
Aspetto di vedere una spiaggia per vedere come vive la gente che sta sulle coste.
Il massimo sarebbe fare un giro verso le belle spiagge del nord-est, da Bahia in su.
Sto scoprendo che il cinema nazionale non è affatto male e la cosa non mi dispiace affatto.
Per ora ho visto dei bei film che parlano dei problemi sociali del Brasile, della povertà principalmente, che porta le persone a fare cose allucinanti tipo vendere le figlie ai precettori di prostitute, oppure a lasciare le campagne per le città dove poi trovano destini peggiori di quelli che vivevano prima, che si chiamano favelas e droga.
Sullo sfondo dei film questo paese meraviglioso e tragico, fatto di foreste selvagge, animali fantastici, persone dai mille colori di pelle e dalle molteplici etnie.
Ci sono varie tonalità di pigmentazione in brasile: si va dal nero ebano fino al bianco latte, da negroide africano,all’europeo classico, passando per l’indio amazzonico.
In mezzo ci sono tutte le mescole possibili.
Neri con gli occhi azzurri, indios con la pelle chiara, giapponesi neri e nere bionde.
Si va dall’ebano all’ambra, dal terra di Siena al giallo dei pigmei, dal dorato sino al latte.
Sino ad ora credo di non avere incontrato due brasiliani con la pelle dello stesso colore.
Così come case con l’acqua calda o bar senza frutta fresca e cachaça…
Viva o povo brasileiro!
(Tra l’altro è il nome di un bel film e di un eccellente libro…)
venerdì 13 luglio 2007
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