giovedì 3 luglio 2008

scritto nell'Agosto del 2004

Quando i vecchi geografi arrivavano alla fine del mondo scrivevano: -…al di là di questo punto ci sono i draghi.-
Ho visto uccelli che volavano più in là,
nonostante i geografi,
già allora.
Il fascino tutto particolare degli animali
che fanno ogni cosa come se fosse la prima volta:
vanno a caccia,
dormono,
si accoppiano…
Solo l’uomo ripete,
in modo meccanico.
Una volta che impara a fare una cosa,
semplicemente la rifà.
Ci sono notai che amano la propria consorte
leggendo il giornale
e ingegneri che fanno sesso
tra un boccone e l’altro della colazione.
I gorilla di montagna, in Congo,
proteggono il proprio gruppo fino alla morte
e le donne, a New York e a Milano,
abbandonano i figli nei cassonetti.
Nei cinematografi seggono squallide coppie
che simulano l’amore di Verona
e nei letti di chi lavora
si consuma l’immenso amore degli adulteri…
e ci sono fiori troppo piccoli
perché non vengano calpestati.
Sotto il mio letto c’erano cadaveri e solitudine
ed io ero sempre stanco.
Una notte d’insonnia
mi ha portato a passeggio nel cielo…
seconda stella a destra
e poi dritto fino al mattino.
Sull’isola che non c’è sono andato a caccia,
ho ucciso,
ho trovato la bestia che dormiva.
Dormiva di un sonno da bambino,
era tranquilla
e bastò il volo di una piuma per svegliarla.
L’altra notte ho visto angeli feriti
nell’ombra riflessa della luna,
sulla ghiaia del viale.
Mi chiamavano
e qualcuno stava chiamando anche te,
che dormivi tra le lenzuola del torero.
Ma tu non sei venuta.
Ma lui non è venuto.
E la paura di rispondere alla chiamata
ci fa fare tutto in forma troppo ripetitiva,
vivendo una vita che non ci appartiene,
scegliendo le scelte degli altri,
morendo per i sogni di qualcun altro.
L’ultima immagine della vita
è l’unica cosa che non si ripete.
Dopo di essa ci sono i draghi.

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